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Ansia

L’ansia è uno dei più importanti mali del nuovo secolo. Un italiano su 5 ne soffre, con un’incidenza sempre peggiore sugli adolescenti.

È un disturbo psichico caratterizzato da uno stato di paura e preoccupazione, che associati ad altri sintomi possono diventare gravemente debilitanti quando non trattati opportunamente.

I disturbi d’ansia sono le malattie psichiatriche più frequenti, seguiti dalla depressione, e includono i disturbi d’ansia generalizzata, gli attacchi di panico e le fobie e colpiscono un terzo della popolazione mondiale almeno una volta nella vita.

I disturbi d’ansia comprendono una serie di condizioni psichiatriche caratterizzate da una paura eccessiva o ansia, che spesso si manifesta attraverso comportamenti come l’evitamento o la costante ricerca di rassicurazioni. La paura rappresenta una risposta emotiva a un pericolo immediato, reale o percepito, mentre l’ansia è associata all’anticipazione di un pericolo futuro.

Il DSM-5, Il Manuale di Psichiatria dell’American Psychiatric Association, definisce il disturbo d’ansia generalizzato come la presenza di ansia e preoccupazioni eccessive per la maggior parte dei giorni per almeno 6 mesi e/o difficoltà a controllare la preoccupazione, associate ai possibili sintomi seguenti: irrequietezza, affaticabilità, difficoltà di concentrazione, irritabilità, tensione muscolare, alterazione del sonno. La definizione si basa su descrizioni di associazioni di sintomi che poi nella realtà sono spesso sovrapponibili anche ad altre diagnosi psichiatriche: tra il 30 e il 70% dei pazienti affetti da un disturbo d’ansia soffre anche di depressione.

Il disturbo d’ansia è caratterizzato da una disregolazione dell’assetto neuro-ormonale in differenti aree cerebrali. Le molecole principalmente coinvolte, anche target delle terapie farmacologiche, sono le monoamine eccitatorie (serotonina, noradrenalina, dopamina) e l’acido gamma amino butirrico (GABA) sedativo del cervello; le aree cerebrali al centro degli studi di neuroimaging dell’ansia sono la corteccia e, soprattutto, l’amigdala, area connessa all’espressione della paura.
Ma che cosa comporta questa modificazione dell’assetto neuro-ormonale? Le persone che presentano una variante del gene che sintetizza l’enzima COMT possono avere una predisposizione alla manifestazione del disturbo d’ansia se sottoposti a fonti di stress: questa è la visione riassunta della base genetica dell’ansia secondo Stahl. La restante origine dell’ansia è epigenetica e quindi la causa è multifattoriale.
Le condizioni socio-ambientali, gli eventi traumatici, le relazioni comportano modificazioni epigenetiche dell’espressione genetiche che possono definire le basi organiche del passaggio dal genotipo al fenotipo dell’ansia: cioè dall’eventuale predisposizione genetica dell’ansia alla manifestazione concreta dell’ansia come sintomo. Questo sottolinea la necessità di un approccio multidisciplinare, proprio della medicina integrata, per la prevenzione e la cura del disturbo d’ansia.

L’ansia si classifica in disturbo d’ansia generalizzata, attacchi di panico e fobie.

  • Il disturbo d’ansia generalizzato è caratterizzato dalla presenza di ansia e preoccupazioni associate ai possibili sintomi seguenti: irrequietezza, affaticabilità, difficoltà di concentrazione, irritabilità, tensione muscolare e alterazione del sonno.
  • Nel disturbo da attacco di panico il quadro prevalente è la paura incontrollata e imprevedibile non connessa ad una particolare situazione ma più generalizzata.
  • Le fobie sono invece paure immotivate o reazioni emotive esagerate di fronte a stimoli non particolarmente pericolosi. Ad esempio, la paura per i ragni (aracnofobia) o la paura dei cani (cinofobia) e altre. Quando si manifesta nel contesto sociale con paura e evitamento dei contesti pubblici percepiti minacciosi prende il nome di fobia sociale.

Certo che sì, ma serve un approccio integrato.

Un recente rapporto presentato nella Giornata Mondiale della Salute Mentale riferisce che solo un paziente su tre riceve un trattamento sanitario adeguato per la gestione dell’ansia. Le difficoltà prescrittive sono correlate soprattutto al riconoscimento dell’ansia, alla scelta della molecola e al tempo di somministrazione (che deve essere al massimo di 4 settimane!). Tutto complicato chiaramente dal fatto che la maggior parte degli ansiolitici vengono assunti dai pazienti senza supervisione medica.

L’intervento essenziale per la prevenzione e la cura del disturbo d’ansia, nelle sue differenti forme cliniche, dovrebbe essere quello sociale; in secondo luogo quello psicoterapico e delle terapie complementari, quali la fitoterapia, e nei casi più gravi e, soprattutto per la gestione dell’evento acuto, quello farmacologico (come riportato dalla piramide della gestione del disturbo mentale dell’OMS).

Ansia

in Fitoterapia Psicosomatica®

La Fitoterapia Psicosomatica affronta l’ansia utilizzando le piante più idonee nella sua gestione secondo evidenza scientifica quali ad esempio la Lavanda, la Withania, la Passiflora, la Camomilla e la Melissa, e associandole al sostegno delle risorse più carenti nell’ansia: la risorsa Nera e la risorsa Bianca.

Le piante presenti nell’Essenza Bianca e Nera e le pratiche a loro sostegno possono aumentare serotonina e endorfine e agire come le benzodiazepine sostenendo l’azione sedativa del GABA.

Approfondimenti sul tema della depressione

Le Piante che possono aiutarti a gestire il problema:

Le Risorse che puoi sostenere:

bianca, nera

Da Panacea, il blog del Dr. Fabio Rodaro

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Tecniche come la meditazione e l'ascolto attivo aiutano a ridurre lo stress, favorendo il benessere psicofisico.

Pianta vs psicofarmaco

La gestione dei disturbi psicosomatici è un compito complesso e multidimensionale che richiede un'ampia gamma di approcci terapeutici.

Due dei principali pilastri in questo campo sono la fitoterapia e la psicofarmacologia. 

Che differenza c'è tra omeopatia e fitoterapia?

L'omeopatia è un sistema di medicina alternativa basato sul principio della similitudine.


Il concetto fondante l'omeopatia è infatti quello di trattare i sintomi di una malattia con piccole dosi di sostanze che, se somministrate a dosi più elevate, produrrebbero sintomi simili in individui sani. 

Cos’è la fitoterapia e quali sono i benefici?

La fitoterapia è una pratica millenaria che utilizza le piante per migliorare la salute delle persone.

Fondata sull'impiego di estratti vegetali, tratti da piante curative, la fitoterapia mira a supportare il paziente nel suo percorso di guarigione.

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La Meditazione, in particolare la meditazione Mindfulness, è uno degli strumenti di cura ormai riconosciuti dalla comunità scientifica grazie all’ampia mole di letteratura disponibile.
Non solo, il crescente interesse verso la meditazione mindfulness continua a dare il via a numerosi studi per indagarne le reali potenzialità, in particolare, in ambito medico-terapeutico.

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