Cefalea è un termine medico che indica il dolore localizzato in una o più zone della testa e del collo.
Questo disturbo è di grande interesse scientifico perché colpisce un ampio numero di persone: secondo un'indagine del 2014 sono infatti oltre 20 milioni gli italiani che soffrono di cefalea, di cui 4 milioni in modo intenso e invalidante.
Secondo la classificazione dell’International Headache Society, si possono distinguere 3 tipi di cefalea: primaria (con 4 forme cliniche), secondaria (con 8 cause primarie alla loro origine) e nevralgie craniche (con due sottotipi).
La cefalea primaria costituisce oltre il 90% dei casi di mal di testa, con una prevalenza globale che varia dal 12% al 20% della popolazione mondiale.
Le forme più diffuse di cefalea sono la cefalea tensiva e l'emicrania: distinguerle è importante per attivare un trattamento adeguato e mirato.
La cefalea tensiva è spesso descritta come una sensazione di pressione o tensione sulla testa, mentre l'emicrania è solitamente caratterizzata da un dolore pulsante, su un lato della testa, associato ad una serie di sintomi.
Le cause della cefalea non sono ancora completamente definite, ma si presume che questa venga scatenata da un meccanismo di vasodilatazione e vasocostrizione. Per questo le terapie attuali si concentrano sulla riduzione dei fattori scatenanti e sul controllo dei sintomi, utilizzando analgesici e farmaci che regolano questo processo.
Le medicine complementari, spesso utilizzate in patologie con eziologia sconosciuta, offrono un'opzione aggiuntiva per i pazienti affetti da cefalea.
I sintomi della cefalea possono variare a seconda dell’individuo e del tipo di cefalea.
L’elemento chiave, che accomuna tutti i tipi di cefalea, è il dolore localizzato o diffuso in una o più aree della testa e del collo, con intensità variabile da lieve a grave.
Tra i sintomi soggettivi, ma più diffusi, riscontriamo invece la sensibilità alla luce e al rumore, nausea e vomito, disturbi visivi, irritabilità e affaticamento.
Proprio in base ai sintomi, possiamo distinguere i due tipi di cefalea primaria più comuni, che abbiamo citato poco fa.
La cefalea tensiva infatti si caratterizza per un dolore costrittivo, lieve o moderato, ma bilaterale, i cui sintomi migliorano di solito con il movimento e raramente si associano a nausea o vomito. Al contrario, l'emicrania provoca un dolore pulsante, spesso unilaterale, accompagnato da sensibilità alla luce e ai rumori, nausea e vomito.
La cefalea, nelle sue due varianti più rappresentate -la cefalea tensiva e l’emicrania-, richiede spesso un approccio integrato che includa anche gli strumenti delle medicine “complementari”.
Uno di questi strumenti è la fitoterapia, che fin dall’antichità è stata utilizzata nella cura della cefalea. Dall’antica medicina delle tradizioni giungono a noi evidenze di alcune piante antidolorifiche alle quali si affiancano quelle selezionate in base ai criteri dell’interazione neuro-ormonale.
I due sistemi psicosomatici essenziali solitamente percepiti carenti nelle situazioni di cefalea sono quello del piacere-serotonina, associato alla risorsa bianca, e quello della pace-endorfina, associato alla risorsa nera.
Tra le piante che negli anni hanno confermato la loro efficacia fitoterapica troviamo il salice, l’arpagofito, l’ulmaria, il papaver sonniferum, la boswelia e la mirra. Una recente review aggiunge all’elenco delle piante utili nella gestione dell’attacco acuto anche la camomilla e la menta.
La pianta però che ad oggi presenta la maggiore evidenza scientifica resta il tanacetum partenio, associati in particolare con enzimi e sostanze come il magnesio.
La cefalea è un disturbo molto comune, che può essere molto debilitante per i soggetti che ne sperimentano periodicamente le fasi acute.
Questa patologia trova però nella medicina integrata una preziosa via di cura: il management integrato delle cefalee e il ruolo crescente delle terapie complementari - come l'agopuntura, la nutrizione, la fitoterapia e la mindfulness - offre infatti nuove prospettive e opzioni di trattamento per i pazienti.
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