Il Parkinson è una malattia ad insorgenza prevalentemente tardiva che colpisce l’1-2% della popolazione over 60 e il 3-5% di quella sopra gli 85 anni.
Quadri sintomatologici compatibili con quelli del Parkinson sono stati riportati millenni fa nei testi delle medicine tradizionali orientali, facendo pensare che si tratti di un male antico dell’uomo. La malattia ha trovato una definizione solo nel 1800 grazie a James Parkinson, un farmacista londinese.
A livello neuro-endocrino, il morbo di Parkinson è caratterizzato da un calo della produzione di dopamina da parte dei neuroni della Substantia nigra, con conseguente diminuzione della loro funzione nei gangli della base che regolano la corretta esecuzione dei movimenti. Al deficit di dopamina si associa l’accumulo della proteina alfa-sinucleina in varie aree del cervello e del midollo, contribuendo alla diffusione della malattia a tutto il sistema nervoso centrale.
Le cause del morbo di Parkinson non sono ancora note in maniera definitiva. Sia il fattore genetico, che quello epigenetico sembrano giocare un ruolo.
Circa il 20% delle persone affette presenta una familiarità, indicando una possibile trasmissione genetica.
L’aspetto epigenetico delle malattie neurodegenerative suggerisce invece che alcune modificazioni epigenetiche avvengano nelle primissime fasi della vita, rimanendo silenti fino a che l’invecchiamento o l’esposizione ad altri fattori scatenanti non ne induce la manifestazione. Agire su questi fattori diventa quindi un aspetto importante nella prevenzione e nella terapia del morbo di Parkinson, che quindi può includere la valutazione ambientale quale: esposizione a pesticidi come il Paraquat, idrocarburi-solventi come la trielina, lavori come il saldatore e metalli pesanti quali ferro, zinco e rame, assunzione di alcuni farmaci come alcuni antipsicotici inibitori della dopamina.
Il Morbo di Parkinson presenta una varietà di sintomi, che possono essere suddivisi in “motori” e “non motori”.
Sintomi motori principali: tremore a riposo, rigidità, bradicinesia (lentezza dei movimenti) e disturbi dell’equilibrio.
Sintomi motori secondari: disturbi del cammino, postura curva, ipofonia (voce bassa), disfagia (difficoltà alla deglutizione), scialorrea (ipersalivazione).
Sintomi non motori: stipsi, disturbi urinari, disfunzioni sessuali, disturbi della pressione arteriosa, disturbi dell’olfatto, disturbi del sonno, disturbi dell’umore, ansia, e deficit cognitivi.
Nello specifico della sintomatologia psicologica una parentesi importante è dedicata al collegamento tra il morbo di Parkinson e la depressione. Almeno il 25% di pazienti con Parkinson hanno un episodio depressivo maggiore e oltre la metà hanno sintomi depressivi di una certa rilevanza.
Uno studio pubblicato su Psychisomatics nel 2010 ha rilevato che l’approccio della psicoterapia cognitivo-comportamentale nei pazienti con Parkinson ha portato a una risoluzione del quadro depressivo e a un miglioramento della sintomatologia motoria.
Al fine della terapia, è quindi fondamentale includere lo stato di salute complessivo del paziente affetto da Parkinson: la fitoterapia in questo ha delle caratteristiche molto facilitanti, agendo spesso in maniera integrata su corpo e psiche.
La terapia d’elezione ad oggi per la cura e il trattamento del morbo di Parkinson è quella basata sui farmaci convenzionali. La fitoterapia si inserisce in un approccio integrato alla prevenzione e alla cura, offrendo diverse opzioni per supportare i pazienti affetti da Parkinson, sia in termini di neuroprotezione che di gestione dei sintomi e degli aspetti psicologici.
I Sistemi Psicosomatici Essenziali principalmente coinvolti sono quelli della Gioia, ossia la Risorsa gialla legata alle funzioni psicosomatiche della dopamina, e quelli del Piacere, ossia la Risorsa bianca connessa al metabolismo e alle funzioni della serotonina.
Le piante che propone l’approccio fitoterapico sono scelte in base a due fattori principali: un meccanismo d’azione che coinvolge il metabolismo della dopamina (e della serotonina spesso congiuntamente coinvolto) e un’efficacia clinica dimostrata nella gestione dei sintomi del Parkinson o in quelli ad esso connessi.
Alcune delle piante più promettenti nella gestione dei sintomi del morbo di Parkinson includono la Mucuna Pruriens e la Vicia Faba, che migliorano i sintomi motori, il Tè verde che, ricco di catechine e polifenoli, ha un effetto neuroprotettivo e antiossidante e alcune piante come la Withania somnifera, con azione neuroprotettiva e sul metabolismo dopaminergico.
Queste piante, quando integrate con la terapia farmacologica convenzionale, possono offrire un approccio più completo alla gestione della malattia, migliorando la qualità della vita del paziente e riducendo gli effetti collaterali dei farmaci.
Il morbo di Parkinson richiede un approccio integrato che includa la medicina convenzionale, la fitoterapia e altre pratiche complementari per migliorare la qualità della vita del paziente.
La madre di tutte le terapie si chiama prevenzione ed è anche per questa malattia uno degli aspetti da tenere più presenti che ci consente di agire limitando l’esposizione a fattori nocivi (ambientali, psicologici, culturali, sociali) e sostenendo il sistema globale della persona con i rimedi fitoterapici e le pratiche idonee.
L’integrazione dei rimedi fitoterapici, insieme a terapie psicologiche e pratiche olistiche, può offrire un sostegno prezioso nel percorso di cura del Parkinson.
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